Collaborazione


Questa per me è una carta polisemica e mi rimanda a due diversi vissuti.

Il primo è sempre legata al primo esame all’università, in cui (non ho ancora capito come mai è capitato proprio a me) ho avuto il compito di coordinare un gruppo di lavoro articolato a coppie per l’elaborazione di un compito intermedio. Avevamo a disposizione un wiki (sì, proprio quel software che ha permesso a Wikipedia di diventare l’enciclopedia collaborativa più consultata al mondo, e per giunta affidabile al pari delle più blasonate enciclopedie cartacee) per la stesura del compito, e poi una chat sincrona e un forum asincrono per interagire, dato che (forse non l’ho ancora detto) il nostro era un corso di laurea a distanza, e ognuno di noi oltre che studiare la mattina andava a scuola, ma per insegnare. E’ stato grazie a quel compito che ho imparato come le abilità sociali non siano innate, e come la comunicazione mediata dal computer non sempre faciliti le cose. Ricordo la fatica di gestire da “primus inter pares” il taglio e la rielaborazione di parti elaborate da altri, di cercare di negoziare i cambiamenti, di far sentire tutti partecipi nelle scelte. Alla fine comunque è andato tutto nel migliore dei modi, e ha creato legami che resistono a distanza di anni.

Il secondo invece mi fa pensare all’esperienza scolastica, e alla necessità di collaborare tra docenti per promuovere percorsi interdisciplinari nelle nostre classi. Aiutare i nostri alunni a comprendere come l’apporto di discipline diverse sia fondamentale di fronte a problemi complessi la cui soluzione necessiti di più categorie interpretative e di più metodi di ricerca: come le diverse competenze disciplinari si devono integrare per comprendere appieno la realtà dovrebbe essere un obiettivo primario. E’ importante fin da piccoli esercitare abilità e competenze per costruire attivamente e progressivamente un sistema di conoscenze interconnesse, e le guide più autorevoli in questo sono gli insegnanti: chi più di noi può avviare gli alunni ad una visione unitaria della conoscenza grazie all’interdisciplinarietà e al lavoro collegiale? Eppure non è facile, e neppure scontato, soprattutto man mano che si sale negli ordini di scuola, trovare esperienze significative di questo tipo, anche se la tecnologia ed internet oggi ci mettono a disposizione strumenti molto più semplici ed immediati di quel wiki che ci faceva un po’ impazzire con i CamelCase e i codici comando per la formattazione, e molto più vicina all’approccio alla conoscenza dei giovani di oggi.

Ci dicono gli esperti, da Rivoltella a Ferri, che la logica di apprendimento dei ragazzi di oggi procede attraverso una progressiva scoperta dell’oggetto culturale che viene da un approccio personalizzato ed esperienziale, da una esplorazione graduale e dalla conseguente costruzione di strumenti adatti alla conoscenza del sapere o del mondo, che avviene per prove ed errori. La condivisione con i pari, la cooperazione, l’utilizzo di differenti approcci al problema dato e di molteplici codici e piani di interpretazione per risolverlo sono le modalità che più si avvicinano alla prassi conoscitiva dei nostri alunni. 

La mia carta diventa CONDIVISIONE: attraverso la condivisione di esperienze e buone pratiche possiamo promuovere un’idea di scuola che sappia rispondere alle esigenze di bambini e ragazzi, e al loro bisogno di futuro.

 

Paolo Ferri. La scuola digitale. Come le nuove tecnologie cambiano la formazione, Il paragrafo, Udine, 2008

Pier Cesare Rivoltella, Screen Generation. Gli adolescenti e le prospettive dell’educazione nell’eta’ dei media digitali. Vita e Pensiero, Milano, 2006